Viaggio Toscana, Umbria, alto Lazio 2020, terza parte
SECONDO GIORNO 07.03.1998
Abbiamo appuntamento con Paul Lesur, dell’Association des amis des sites de St. Hubert, il quale ci farà da guida tra i resti dell’abbazia.
Siamo in anticipo sull’orario dell’appuntamento, diamo un’occhiata al villaggio, del resto non ci vuole molto. L’unico edificio significativo è un centro di convalescenza e riabilitazione dell’ospedale di Boulay, che scopriremo più tardi essere collocato all’interno di un fabbricato superstite del XVIII secolo; in sostanza il villaggio è costituito dall’abbazia stessa.
L’incontro è fissato alla porta Coislin, dono del vescovo di Metz, il fautore della ricostruzione effettuata a partire dal 1723.
TRA BORGOGNA E ALVERNIA
19 luglio 2008
Siamo in tre : oltre a chi scrive, ci sono il fraterno amico PP., e il suo cane Romeo, un Labrador allora giovincello, ma disciplinato e dall’aria saggia e riflessiva, perennemente alla ricerca di un tuffo. Questo equipaggio ha effettuato molti altri viaggi per abbazie, quando Romeo ha compiuto il suo ciclo vitale, un paio di anni fa, ha davvero lasciato un vuoto. Un bravo cane.
PRIMO GIORNO 06.03.1998
Negli anni 1997 e 1998 la Fondazione Abbatia Sancte Marie de Morimundo lavora al progetto della mostra fotografica In Morimundo tuam stabilitatem firmasti, inaugurata nel maggio del 1998, nel quadro delle celebrazioni per il nono centenario della fondazione di Cîteaux.
Le fotografie che documentano le oltre 300 abbazie appartenenti alla linea di filiazione di Morimond, sono acquistate dall’architetto Gereon Maria Becking, l’autore del Klosterführer.
È stato un viaggio un po' particolare, a metà strada tra la vacanza e l’impegno istituzionale. Si potrebbe considerarlo una sorta di missione diplomatica. Siamo partiti in tre dall' Abbazia di Morimondo alla ricerca di contatti e scambio di esperienze con chi si occupa in termini gestionali di altre abbazie cistercensi aperte al pubblico con varie modalità.. Le mete scelte sono state tutte nell'Italia centrale (Toscana, Umbria e Alto Lazio).
TERZO GIORNO 08.03.1998
Siamo nella bucolica valle del Rognon, dove sorge l’abbazia di La Crête. La valle a quanto pare è abitata solo da un gregge di pecore, testimoni inconsapevoli di quella che fu la grande ricchezza dell’abbazia, la produzione di lana. Sugli stessi prati nel medioevo erano allevati anche dei maiali. Un sito che ben si presta alla narrazione tradizionale e un po’ retorica sui luoghi scelti dai cistercensi per la fondazione delle loro abbazie.
Monaci, agricoltura e tecnologie alimentari nel Medioevo (Silvia Testi)